giovedì 21 novembre 2013

SCIENZE E LETTERE TI ASPETTA A DICEMBRE A PALAZZO DEI CONGRESSI - ROMA EUR


Anche quest'anno Scienze e Lettere parteciperà a Più Libri Più Liberi, fiera della piccola e media editoria, che si terrà a Palazzo dei Congressi dal 5 all' 8 dicembre 2013
Passa a trovarci allo STAND G11 - PADIGLIONE CENTRALE per sfogliare le nostre novità di archeologia, filologia,  musica, orientalistica, ambiente e paesaggio e acquistare le nostre belle pubblicazioni approfittando di sconti e promozioni speciali. 
Nei giorni della fiera potrai anche prenotare e ordinare i nostri volumi e passarli poi a ritirare presso la nostra casa editrice (Via Piave,7) dal lunedì al venerdì ore 8,00-17,00, o presso il nostro bookshop (Palazzo Corsini - Via della Lungara, 10), aperto martedì, giovedì e venerdì ore 11,00-17,00. 

giovedì 11 aprile 2013

SCIENZE E LETTERE AL SALONE INTERNAZIONALE DEL LIBRO - TORINO



Scienze e Lettere sarà presente anche quest’anno al XXVI Salone Internazionale del Libro, che si terrà al Lingotto Fiere di Torino dal 16 al 20 maggio 2013 con tantissime novità e promozioni imperdibili.

La creatività, tema conduttore di un Salone che quest’anno si interroga sui nuovi «cimenti dell'armonia e dell'invenzione», ben si accorda allo spirito con il quale la nostra casa editrice in quest’ultimo anno ha voluto e saputo rinnovarsi, reinventarsi e proporre nuove ed interessanti collane quali Fecit Te, Fare Storia e Sacra Publica et Privata.


Non siete curiosi di venire a scoprirle?! Allora vi aspettiamo!

STAND N 154 – PADIGLIONE 2


martedì 22 maggio 2012

Renato Sollima, Le Tavole di Ganimede

Prefazione
Nel verso immortale che conclude l’Iliade Omero chiama Ettore “domatore di cavalli”, espressione già adoperata nel poema per l’uomo che incarna più di ogni altro l’eroismo sfortunato e tragico di chi muore per la difesa degli affetti familiari e la salvezza della patria.
Talvolta l’appellativo, che di norma caratterizza l’eroe troiano, è rivolto a tutti i combattenti del suo popolo e di certo provoca suggestione, evoca l’immagine di uomini forti e coraggiosi, abituati a lottare per ottenere quello che vogliono. E’ però indubbio anche il riferimento ad una attività connessa alle abitudini di vita di genti legate intimamente alla pastorizia e agli animali domestici o da addomesticare. Gli strenui combattenti descritti nel poema in fondo non sono diversi dai contadini che nella vita reale della Grecia arcaica venivano inquadrati nella falange e, spinti dalla necessità di tornare presto alle proprie coltivazioni rimaste abbandonate, cercavano in tutti modi di giungere allo scontro risolutivo...

Dalla nota introduttiva

…Di fronte all’enigma proposto dalle misteriose incisioni l’autore ha compiuto scelte azzardate e semplificazioni per certi versi arbitrarie, però è stato l’unico che ha formulato una ipotesi di traduzione. Per sua stessa ammissione la probabilità che il risultato sia corretto è assai piccola, ma la suggestione che esso è capace di suscitare supera i limiti della scienza, così come li supera in ogni senso il recente avvenimento che ha segnato la storia dell’umanità.
La ricerca di creature partecipi come noi del miracolo e del mistero della vita, la cui presenza potesse sollevare gli esseri della Terra dalla condizione di sperduti e solitari abitatori delle immensità dell’universo, non aveva prodotto per secoli che ipotesi fantasie e suggestioni. Adesso si è in qualche modo conclusa, ci sono o ci sono stati dei “compagni di viaggio” e quella che viene presentata in questo libro potrebbe essere una loro antica storia, una voce rimasta sepolta nell’interminabile scorrere del tempo, in quel remoto angolo della via lattea che è la nostra dimora.
9 Dicembre 2641

Il primo che li vide fu anche il primo


a conoscere la loro morte; era un marinaio dell'arcipelago che tornava alla propria imbarcazione e non seppe reagire con prontezza alla sorpresa cercando subito lo scampo nella fuga. I nemici non scomposero le file per lui, né fecero uscire suoni dalle loro bocche; continuarono a muoversi rapidi e silenziosi senza interrompere le loro operazioni, ma due di loro uscirono dal folto di un drappello e dopo qualche passo di corsa scagliarono con forza i giavellotti. Lo colpirono entrambi, e il marinaio, quasi senza capire, si trovò disteso con la morte su quella terra anche per lui straniera, lontano dalle rocche bianche della sua isola. Ne era partito pochi giorni prima, l'aveva vista allontanarsi senza avvertire alcun presagio di sventura, non le aveva mandato neppure con gli occhi un saluto, come faceva al tempo dei suoi primi viaggi...

…Erano vissuti lontani: lei

nella città dei re, la bianca Ur dalle rocche alte sul mare, Elios nella orgogliosa Ibissa dalle mura possenti; ma di volta in volta si erano incontrati alle cerimonie del regno, e nel rivedersi ciascuno aveva cercato segni nuovi nel volto e negli occhi dell’altro.
Erano uguali e ogni anno un poco cambiati, sempre più splendente la luce degli occhi di lei e più rossa la fiamma dei suoi capelli.
Elios ricordava ogni incontro e l’ansia che lo assaliva nei momenti in cui stava per apparire, diritta e altera al fianco del re di Vinard.
Alle giostre di primavera, sedevano accanto e seguivano insieme con il cuore trepidante le prodezze dei combattenti...

Mentre ascoltava il racconto

e la sua ragione lottava con quelle notizie incredibili, Elios aveva sentito una piccola mano entrare nella sua e stringerla con tenera presa. Era una bimba dai capelli chiari e leggeri, che si era posta al suo fianco e sembrava pronta ad avviarsi con lui per un lieto cammino.
I campi intorno apparivano adatti ai dolci giochi dei bambini, quieti e coperti di luce come poco tempo prima, quando erano impensabili le minacce che ora occupavano tutta la mente e oscuravano la gioia del ritorno. Egli le alzò il viso e la riconobbe. Tante volte l’aveva sollevata nelle sue braccia sotto lo sguardo ridente della madre! In quel gruppo fuggitivo vi erano dunque anche fanciulli di Ibissa, che avevano assistito con occhi terrorizzati alla presa della città e forse all’uccisione dei parenti.

…Come dai primi tempi della fanciullezza,

ella trascorreva delle ore a guardare il mare dalle finestre del suo palazzo, anche se Elios non sarebbe giunto da quella parte. Sempre guardare il mare le dava tranquillità e grande forza nella mente e nel cuore.
Nei giorni aperti della primavera, quando il cielo rendeva le acque luminose e festanti, e i freschi venti del settentrione le cospargevano di innumerevoli riccioli di spuma, ne seguiva il tremolio con occhi attenti che conservavano a lungo piccole e mutevoli scintille di luce. Nelle sere dell’inverno limpide come lame di metallo splendente, ella assisteva allo scomparire lento del sole con lo sguardo smarrito sul filo lontano dell’orizzonte.




Le foto della bella presentazione di Nicola Cariello sono di Giovanni Madonna